Questa è un po' vecchia ma vale la pena d'essere raccontata.
Qualche mese fa ricevo una telefonata:

"Pronto, signor Paolo, sono XXX"
"Quello con la casa dai balconi verdi?" (Paleso sarcasmo)
"Sì, bravo!"
"Qual'è il problema?"
"Si tratta della stampante: non funziona da 4 giorni. Ci abbiamo provato in tutti i modi. Sono passati a casa nostra anche degli amici abbastanza esperti ma non c'è nulla da fare. Deve essere rotta, ma se potesse passare Lei sarebbe meglio, magari mi certifica il guasto"

Arrivo a casa di XXX nel primo pomeriggio. Mi accoglie sull'uscio con faccia funesta di circostanza.

"Benvenuto signor Paolo. Entri, la scorto dal malato. - Non potete immaginare quante volte io abbia sentito questa patetica gag sul parallelismo computer/paziente - Ecco, la stampante è quella, ma non c'è verso di farla ripartire."

Una cosa mi salta all'occhio praticamente subito.

"Signor XXX, quante persone hanno cercato di sistemarla?"
"In totale 4 persone, me compreso"
"Mmm...penso di aver capito cos'è il problema"
"Di già? - replica lui - ma non ha neanche acceso il computer!"
"Signor XXX, avete per caso pensato di infilare la spina che penzola da dietro la stampante in quel curioso buco nel muro?"
"Non la seguo..."
"Beh, mi sembra ovvio che la stampante non funzioni senza corrente elettrica"

Infilo la presa e magicamente tutto funziona. Tempo totale dell'intervento: 2 minuti (compresi i saluti). XXX, visibilmente imbarazzato, mi chiede "La devo pagare?". "Caro signore, l'intervento è gratuito ma Le consiglio di pagare il mio silenzio". E così fu!


Oggi ho trascorso l'intera giornata a casa giocando a fare il bravo studente. Visto che era da parecchio che non riuscivo a dedicarmi interamente allo studio, mi sono trovato leggermente fuori fase. Il mio cervello, però, ha reagito sorprendentemente bene ma, come tutti ben sanno,  allo studio bisogna alternare qualche minuto di svago. Ho pensato allora di uniformarmi ai giovani studenti di oggi e di dare una chance a facebook, del quale sono un passivo titolare di un account da circa un anno. In questo lungo lasso di tempo penso che il mio numero totale di accessi al Social network sia computabile sulle dita di una mano; due per farla da ottimisti. Il mio scetticismo, condiviso peraltro da altri, si fondava sulla violazione della privacy e su altri classici stereotipi etici (com'è che in facebook mi chiedi l'amicizia e per strada cerchi di tirarmi sotto con la macchina?). Accantonate le riserve iniziali mi ci sono buttato con puerile curiosità. Non ho voluto interagire con gli altri utenti, nessun messaggio in bacheca, nessuna comunicazione privata, nulla; sono rimasto semplicemente in un angolo a curiosare. Ora, dall'alto della mia reale esperienza di utente facebook, posso finalmente asserire quanto segue.
Si tratta della più insensata perdita di tempo alla quale abbia mai partecipato. Una fiera di stronzate sgrammaticate, di informazioni totalmente inutili (quale dei cavalieri dello zodiaco rappresenta meglio la mia personalità? Bah!) e di orgie di vocali superflue ("ciao" scritti con 12 "o"; ma perchè?). Inutile aggiungere quanto sia enorme il potenziale di facebook e di come esso venga sfruttato male (altro discorso da bar dello sport), il risultato finale è che in 30 minuti di attenta navigazione le uniche informazione rimastemi sono che c'è festa al Rise di Bolzano (Fabio, hai rotto i coglioni!) e che molti miei amici si sono svegliati, hanno mangiato, sono andati di corpo, mangeranno e andranno a letto. Dopo essere giunto a questa colclusione ho chiuso definitivamente l'account e sono tornato a postare. 
Un blog, in qualche modo, ti stimola a scrivere un testo che possa definirsi tale (punteggiatura compresa). Non dico che quanto abbia scritto nella mia carriera di blogger possa essere mai venuto seriamente utile a qualcuno, ma perlomeno è frutto di una reale intenzione. La filosofia del blog è semplice: se ho voglia di scrivere, scrivo.
Un lungo preambolo per annunciare che ho intenzione di riprendere in mano la mia pagina personale e che da domani tornerò a raccontarvi quello che mi passa per la testa realmente, sinceramente.
Baciamo le mani!


 

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